Il telescopio Copernico

Crediti: testi di Lina Tomasella (AdR 1999), elaborati a partire dalla tesi di laurea di Michela Maria Zaupa "Storia della Specola di Padova dalla fondazione al 1985" (Università degli studi di Padova, Dip. di Astronomia A.A. 1989-90, Relatori: G. Romano, L. Pigatto). Immagini Archivio INAF Padova. ©1999

L'idea di costruire un nuovo telescopio di più grandi dimensioni rispetto allo storico Galileo, il 122 cm, venne a Leonida Rosino alla fine degli anni sessanta. L'estensione delle ricerche a oggetti celesti sempre più deboli e lontani imponeva infatti l'impiego di uno strumento più potente, per mantenere l'Osservatorio di Asiago in linea con i maggiori istituti astronomici d'Europa. Già a quel tempo l'espansione urbanistica di Asiago aveva iniziato a danneggiare notevolmente il lavoro notturno dei telescopi e la scelta del sito per il nuovo strumento fu di conseguenza una decisione molto dibattuta.

Per sottrarsi al disturbo dell'illuminazione notturna sarebbe stato necessario allontanarsi il più possibile dai centri abitati dell'Altopiano, d'altra parte il progetto per un nuovo telescopio richiedeva un notevole impegno finanziario in un periodo di ristrettezze economiche, specie per la ricerca scientifica.

La scelta del sito ove collocare il nuovo telescopio doveva quindi bilanciare il vantaggio di avere già a disposizione ad Asiago gli uffici, le abitazioni per gli astronomi e le attrezzate officine meccaniche, con lo svantaggio di un paese in continua crescita per l'incremento del turismo, la spregiudicata speculazione edilizia e il conseguente continuo peggioramento del cielo notturno: erano ormai lontani gli anni della costruzione del 122 cm, quando il Commissario Prefettizio di Asiago Cunico, nel suo discorso inaugurale, aveva elogiato la meravigliosa limpidezza dei cieli di Asiago.

La decisione da prendere era davvero importante e Rosino nell'estate del 1969 chiamò in riunione tutti gli astronomi di Asiago per sentire diverse opinioni e condividere con i colleghi una scelta davvero importante. Venne così deciso di collocare il nuovo strumento a Cima Ekar, a 1370 metri di quota, in un luogo a circa 5 km in linea d'aria da Asiago e quindi un po' riparato dalle luci dei paesi, ma allo stesso tempo facilmente raggiungibile dalla sede dei Pennar. Le difficoltà finanziarie pesarono non poco su questa scelta. Partì in questo modo il progetto del telescopio di 182 cm, che divenne ed è tuttora il più grande strumento che opera in Italia, mentre il primato di maggiore telescopio italiano spetta oggi al Telescopio Nazionale Galileo (TNG), costruito nell'isola di La Palma, Canarie.

LA COSTRUZIONE

Il progetto per la realizzazione del 182 cm richiese un notevole impegno da parte di tutto il personale tecnico dell'Osservatorio: proprio perchè le disponibilità economiche erano limitate e nessuna speciale assegnazione fu concessa per la costruzione del telescopio, si decise di fare il più possibile in casa, con mezzi più o meno artigianali. Non fu cosa da poco, ma la grande competenza e professionalità dei tecnici di Asiago e l'esperienza acquisita precedentemente nella costruzione dei due telescopi Schmidt furono essenziali per l'ottima riuscita dell'impresa.

Tutte le operazioni di costruzione dell'intero complesso, dalla gettata del pilastro, alla messa in opera del telescopio, dall'attrezzatura dei laboratori al collaudo della parti ottiche, coinvolsero tecnici ed astronomi dell'Osservatorio di Padova-Asiago. L'intera montatura meccanica fu studiata dai tecnici di Asiago: Galazzi, Pertile e Rigoni, i quali lavorarono poi fianco a fianco con il personale della Ditta Sarti di Bologna per la costruzione e l'assemblaggio delle diverse parti. Ruggero Stagni progettò lo schema dei movimenti del telescopio e l'impianto elettrico, avvalendosi anche della consulenza di Sandro Centro, dell'Istituto di Fisica e dei tecnici Corà e Mosele. La scelta delle ottiche, del sistema di puntamento e i collaudi finali furono seguiti da Cesare Barbieri.

L'EDIFICIO

Il fabbricato che contiene il telescopio fu progettato dagli architetti Cornoldi e Marcato.

La costruzione è sormontata da una cupola in acciaio inossidabile, del diametro esterno di 16 metri. L'apertura dei portelloni della cupola avviene con un impianto oleodinamico.

Una grande botola sul piano osservativo comunica con il sottostante locale di alluminatura dove è situata la campana a vuoto della ditta Balzers. Sotto al piano di osservazione vi erano anche le camere oscure, non più in uso dopo il passaggio dalla lastra fotografico al CCD, avvenuta nel 1988.

Cronaca dei lavori: la prima opera eseguita a Cima Ekar fu il pilastro centrale, sostegno del telescopio, che emergeva dal terreno circostante per un'altezza di circa 4 metri. La struttura è a camere riempite di sabbia e ghiaia, per ammortizzare eventuali vibrazioni. Il pilastro fu terminato nell'ottobre del 1970. Nella primavera del 1971 ebbero inizio i lavori per la costruzione dell'edificio di sostegno della cupola, costruito attorno al pilastro già in sito. Nel maggio del 1972 iniziarono i lavori di montaggio della cupola metallica, portati a termine sei mesi dopo, ad eccezione del rivestimento interno. Nel dicembre dello stesso anno l'edificio era completamente abitabile e tecnicamente fruibile.

LE OTTICHE

Al momento della scelta del telescopio si discusse sulla opportunità di realizzare un telescopio parabolico o Ritchey-Chretien, alla fine si decise per la prima opzione e per una montatura equatoriale a forcella.

Lo specchio primario parabolico di 1.82 metri e gli specchi secondari furono realizzati dalla Ditta Grubb Parsons di Newcastle, Inghilterra, in circa due anni. Finita la lavorazione lo specchio primario fu esaminato in una torre della stessa ditta eseguendo il test classico di Foucault e un test interferometrico. I test misero in evidenza uno stretto difetto al bordo su un anello largo circa 46 mm, difetto che non venne però ritoccato perchè la luce dell'anello nonsuperava il 10% del totale e perchè vi era la possibilità di peggiorare la situazione. In ogni caso la bontà dell'ottica superava le specifiche. Finita la lavorazione lo specchio fu inviato all'Osservatorio Reale di Herstmonceux Castle per l'alluminatura da dove partì per Asiago, via mare.

Caratteristiche degli specchi

PARTI MECCANICHE

L'asse orario fu fuso in acciaio a profilo tronco conico; la forcella è una struttura di lamiere di ferro spesse 20 mm che va ad appoggiarsi sul basamento del pilastro. Tutti i pezzi furono progettati dai tecnici di Asiago e costruiti presso le officine della Meccanica Sarti di Bologna.


L'ASSEMBLAGGIO A CIMA EKAR

Il telescopio fu trasportato a Cima Ekar, a cupola quasi ultimata, nel luglio del 1972. Il trasporto dei pezzi meccanici ed in particolare dello specchio fu una fase particolarmente delicata, a causa del fondo sconnesso della stretta strada sterrata che conduceva ad Ekar.

Lo strumento fu smontato il quattro pezzi: il basamento, il supporto con tutto l'asse orario, la forcella e la culatta. I pezzi furono sollevati sopra alla cupola metallica e introdotti nell'edificio attraverso i due portelloni. Completata la cupola, furono sistemate le ottiche, effettuate varie prove dei movimenti e del bilanciamento dei pesi. La notte dell'8 marzo 1973 fu ottenuta la prima fotografia (la nebulosa di Orione, M42).


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