Il discorso di C. Anti

Sappiamo di non errare affermando che oggi dedichiamo a Galileo Galilei il migliore monumento che gli si poteva erigere nel terzo centenario dalla morte: non freddi marmi o lapidi retoriche ma un organismo che è nuovissimo frutto diretto discendente delle sue divinazioni, che auguriamo sia strumento di altre scoperte nel campo di studi che egli ha aperto alla meraviglia degli uomini. Raramente la norma di onorare i Grandi defunti non con le parole ma con le opere ha avuto applicazione propria e grandiosa come questa volta. Ma l'odierno è giorno fausto anche per altre circostanze e coincidenze.

L'Osservatorio Astrofisico di Asiago segna una tappa fondamentale nell'espansione regionale dell'Università Patavina. Io vedo nell'avvenire le nostre Università maggiori destinate ad essere le vere efficaci coordinatrici dell'attività scientifica nelle regioni che da esse dipendono. L'Università di Padova, che ha sentito sempre la sua funzione di Ateneo delle genti Venete, si è messa decisamente e da tempo su questa via: alle scuole medico-professionali di Verona, Venezia, Udine e Trieste, alla Stazione idrobiologica di Chioggia ecco accompagnarsi questo Osservatorio. Altre realizzazioni peraltro io intravedo ed auspico come programma da attuare nei decenni avvenire nell'interesse dei vari campi dello scibile.

Nel telescopio gigante che ci sta davanti è poi una eccezionale affermazione della scienza e della tecnica italiane. Le prove eseguite finora sembrano autorizzarci a credere che lo strumento risponderà in tutto alle speranze in esso riposte. In tal caso, e non dubitiamo che sarà così, trattandosi del più grande riflettore oggi esistente in Europa esso segnerà una vera grande nostra conquista.

In tutte le opere compiute in questi dieci anni è stato mio costante pensiero realizzare qualche cosa di nuovo, di superiore. Devo confessarvi che questo Osservatorio che ho la gioia di veder finito, forse perchè destinato a servire la più pura delle scienze è l'opera che più ho vagheggiato e della quale, perdonatemi l'affermazione audace, vado superbo. Essa è oggi realtà per la illuminata volontà del Duce e per un concorrere di amorose e disinteressate collaborazioni date largamente, forse anche questa per la ricordata purezza della sua destinazione.

Anima della preparazione scientifica è stato Giovanni Silva che, nella modestia propria degli uomini di autentico valore, ha voluto scegliersi due degni collaboratori: Emilio Bianchi, cui il destino non concesse di vedere l'opera compiuta, e a Giorgio Abetti che è qui fra noi a gioire insieme del risultato felice di tanto lavoro.

Le Officine Galileo hanno affrontato e condotto a termine l'impresa senza nessun calcolo di guadagno, decise solo a far bene, a vincere ogni difficoltà, a onorare l'industria tecnica italiana. Vicino ad esse è stato costantemente l'Istituto di Ottica di Firenze, che si è impegnato in questo lavoro, come nella prova maggiore che gli poteva essere proposta.

Accanto a queste collaborazioni di carattere scientifico e tecnico, io devo peraltro ricordare anche la cordiale generosità del Comune di Asiago, che, per assicurare alla nobile e gloriosa città degli Altipiani il lustro di un così eccezionale stabilimento scientifico, donò il terreno, molti materiali, la strada di accesso ed altre opere ancora.

Infine mi è caro non dimenticare l'appaltatore Luigi Dal Sasso, modello di perizia e di onestà, quale forse oramai è possibile trovare solo tra questi monti, più vicini al cielo, e nel quale l'Ufficio Tecnico del nostro Consorzio Edilizio ha trovato il più appassionato, fedele e scrupoloso esecutore.

Ecco dunque che l'opera è felicemente compiuta; grande opera di scienza e di pace tra il fragore di una guerra immane. Per la volontà e la fede dalle quali è nata sia essa segno e promessa di vittoria. Caro Silva io te la consegno. La benedizione di Dio invocata testè su di essa dal nostro Pastore, nel quale per felice circostanza Padova e Asiago risultano unite anche da un altro altissimo legame, permetta che si compiano gli auspici che ho fatto incidere sulla dura pietra: L'occhio di Galileo sia sempre presente e vi conduca a nuove rivelazioni, tali che nella loro bellezza vi facciano dimentichi di questa terra e di voi stessi.

Carlo Anti