Il telescopio Galileo

Crediti: testi di Lina Tomasella (AdR 1999), elaborati a partire dalla tesi di laurea di Michela Maria Zaupa "Storia della Specola di Padova dalla fondazione al 1985" (Università degli studi di Padova, Dip. di Astronomia A.A. 1989-90, Relatori: G. Romano, L. Pigatto). Immagini Archivio INAF Padova. ©1999

L'idea di Giovanni Silva di fornire l'Università di Padova di un grande telescopio, di dimensioni paragonabili a quelle del massimo strumento europeo allora esistente (un telescopio costruito all'Osservatorio di Berlino-Babelsberg e trasportato nel 1946 in Crimea come bottino di guerra) trovò terreno fertile per la sua attuazione quando a coprire la carica di Rettore fu chiamato Carlo Anti. Nel 1933 il progetto ebbe l'approvazione del Duce: eravamo allora nel ventennio fascista. Una Commissione composta da Emilio Bianchi (Presidente del Comitato astronomico del Consiglio Nazionale delle Ricerche), Giorgio Abetti (Direttore dell'Osservatorio di Arcetri) e Giovanni Silva, prese in considerazione diverse località dove poter far sorgere la succursale dell'antico Osservatorio patavino. Sulla base di rilevamenti meteorologici, eseguiti sotto la guida di Giuseppe Crestani e protratti per quasi due anni, l'altopiano di Asiago fu scelto come sede per il nuovo telescopio in costruzione alle Officine Galileo, per la quota, le poche luci allora presenti, la buona percentuale di notti serene.

La progettazione architettonica fu affidata dall'Ufficio Tecnico dell'Università di Padova a Daniele Calabi, che in seguito dovette fuggire negli Stati Uniti per le persecuzioni razziali del regime: non fu presente all'inaugurazione e nemmeno citato nei discorsi ufficiali.

LA COSTRUZIONE

La torre di osservazione, sormontata dalla cupola girevole, che sorge sul cocuzzolo più alto del terreno circostante a 1050 s.l.m, e il fabbricato per uffici ed abitazioni sono costruiti interamente in muratura di pietra grigio-rosata estratta dalle cavi locali. Nell'atrio della cupola fu posta la lapide dettata da Valgimigli:

HIC ME POSUIT

UNIVERSITAS

STUDIORUM PATAVINA

AT ENIM OCULOS

SEMPER ADSUM GALILAEI

A.D. MCMXXXIX


la costruzione della cupola - foto di Daniele Calabi

Lo strumento e la cupola girevole furono totalmente costruiti dalle Officine Galileo di Firenze mentre era in pieno svolgimento la seconda guerra mondiale. Cussini, capo del Servizio Tecnico delle Officine Galileo, coordinò il progetto generale del telescopio e della cupola; Giotti, dirigente del servizio ottico, si occupò delle possibili soluzioni del sistema di specchi per lo strumento. Il costo del telescopio fu allora di 1.400.000 lire.

L'OTTICA

La Commissione costituita da Silva, Abetti e Bianchi, insieme all'Istituto di Ottica diretto da Ronchi, affiancò le Officine Galileo, ed in particolare Giotti, nella sceltadelle soluzioni ottiche per il grande telescopio di Asiago. Si optò per uno strumento che permettesse, con semplici trasformazioni ed adattamenti di accessori, la facile attuazione di diverse configurazioni ottiche. Fu allora decisa la realizzazione di un telescopio a specchio parabolico, 122 cm il suo diametro, che poteva essere accoppiato ad uno specchio piano inclinato a 45 gradi sull'asse del parabolico (configurazione Newtoniana) oppure ad uno specchio iperbolico convesso coassiale al parabolico (configurazione Cassegrain). Le due configurazioni ottiche fornivano rispettivamente una lunghezza focale di 600 e di 1913 cm (caratteristiche dei tre specchi).Per la realizzazione delle ottiche fu necessario costruire apposite macchine ed attrezzature, soprattutto per la lavorazione della superficie dello specchio primario. Per quest'ultima operazione venne utilizzata una torre di 16 metri di altezza; l'esame ottico della superficie venne realizzato con il metodo di Foucault e dei reticoli Ronchi. Lo specchio primario fu inizialmente argentato. Per la periodica argentatura e, più tardi, per la sua alluminatura (a partire dal 1948) lo specchio veniva portato inizialmente a Merate. In seguito l'Osservatorio fu provvisto delle sale ed apparecchiature per l'alluminatura in sito

LA MONTATURA

Si adottò per il telescopio Galileo 122 cm di Asiago una montatura equatoriale all'inglese. In questa combinazione il riflettore è posto eccentrico rispetto all'asse orario e un contrappeso (contenente i motori per la movimentazione in declinazione) permette l'equilibrio del sistema attorno all'asse orario.L'appoggio Nord dell'asse orario è dotato di movimenti di traslazione ortogonale per consentire la rettifica dell'asse polare. L'appoggio Sud contiene anche i motori per i comandi, i dispositivi elettrici per gli accoppiamenti dei motori, i dispositivi meccanici di riduzione, il comando dei freni e delle trasmissioni e tutto quello occorre per il movimento del telescopio. I due sostegni sono collegati da una travatura di ferro rivestita di cemento. Tale travatura è indipendente dalla fondazione del padiglione e poggia direttamente sulla roccia sottostante, realizzando così le migliori condizioni per la stabilità dello strumento.

L'appoggio dello specchio da 600 Kg al fondo metallico che lo sostiene fu oggetto di particolare studio: esso infatti doveva essere realizzato in modo da non produrre tensioni e consentire i movimenti dello specchio per la rettifica strumentale. Furono allora creati 18 piattelli, ognuno dei quali è preso da una sfera; a tre a tre queste sfere appoggiano sopra tripodi terminanti ancora a sfera, i tripodi a coppie poggiano su bilancieri che a loro volta poggiano sopra le sfere delle viti per la rettifica dello specchio nel piano. In questo modo il peso dello specchio è scaricato sopra tre punti, ma il passaggio da questi tre punti allo specchio è fatto in modo da interessare una gran parte della superficie posteriore dello specchio stesso. Lo specchio fu inoltre circondato da una corona di contrappesi per evitare che il carico dovuto al peso dello specchio sulle viti di rettifica laterali (quando il telescopio non è allo zenith) sia causa di tensioni.

Le fusioni e la lavorazione delle parti pesanti del telescopio furono oggetto di molte difficoltà: l'asse orario, per esempio, fu fuso (in ghisa speciale leggermente acciaiosa) più volte prima di ottenere il risultato ottimale. Dopo alcuni tentativi esso dovette essere suddiviso in tre pezzi che furono fusi separatamente e in seguito rigidamente collegati. La tornitura dell'asse orario e dei sostegni Nord e Sud richiese poi l'utilizzo di un speciale tornio che serviva per la lavorazione delle grandi artiglierie presso la Ditta Odero-Terni-Orlando di La Spezia: le Officine Galileo non disponevano infatti di torni della necessaria misura

LA CUPOLA

Costruita dalle Officine Galileo, la cupola girevole che sormonta la struttura in pietra ha un diametro esterno di 15 metri, interno di 14 metri e un'apertura, tramite portelloni, fino a 3,7 metri. Essa pesa 50 tonnellate e poggia sul basamento in pietra tramite 20 carrelli a due ruote che scorrono su una cremagliera per il movimento di rotazione.

Una piattaforma poteva salire lungo l'apertura radiale della cupola per permettere all'astronomo di raggiungere il fuoco Newtoniano.

LO SPETTROGRAFO

Lo spettrografo a prismi, costruito per essere accoppiato alla combinazione Cassegrain del 122 cm, fu progettato dai tecnici delle Officine Galileo in collaborazione con alcuni astronomi, in particolare con Francesco Zagar. Arrivò ad Asiago nel 1946. La combinazione di diverse ottiche permetteva di ottenere quattro diverse dispersioni angolari. Nel suo complesso, lo spettrografo comprendeva la fenditura, gli obiettivi, due prismi di dispersione, un piccolo specchio parabolico, le quattro camere fotografiche, tutto contenuto nella cassa di sostegno a doppia parete. Nell'intercapedine tra le due pareti fu inserito del materiale coibente per impedire la dispersione del calore.

Ora al fuoco Cassegrain è montato lo spettrografo a reticolo Boller&Chivens, un tempo operante al telescopio 182 cm Copernico di Cima Ekar.

Per approfondire: