Inaugurazione e prime osservazioni

Crediti: testi di Lina Tomasella (AdR 1999), elaborati a partire dalla tesi di laurea di Michela Maria Zaupa "Storia della Specola di Padova dalla fondazione al 1985" (Università degli studi di Padova, Dip. di Astronomia A.A. 1989-90, Relatori: G. Romano, L. Pigatto). Immagini Archivio INAF Padova. ©1999

L'INAUGURAZIONE

Nell'anno in cui il nuovo strumento di Cima Ekar fu portato a compimento cadeva il V centenario della nascita di Nicolò Copernico. L'Università di Padova e l'Osservatorio Astronomico vollero conferire un particolare rilievo alle celebrazioni di questo avvenimento, dedicando al grande scienziato polacco il telescopio di 182 cm.

L'Università e l'Osservatorio Astronomico di Padova avevano motivi particolari per ricordare con solennità la figura di Copernico: tra il 1496 e il 1503 Copernico soggiornò e studiò in varie città italiane, stabilendo stretti legami con le Università di Bologna, Roma, Padova e Ferrara, in particolare tra il 1501 e il 1503 egli frequentò l'Università patavina quale studente in medicina. Fu proprio nel periodo padovano che Copernico portò a piena maturazione il suo pensiero filosofico e scientifico, pensiero che avrebbe poi dato origine ad una delle più grandi rivoluzioni scientifiche, e che trovò formulazione definitiva nel De Revolutionibus Orbium Caelestium.

Le manifestazioni furono articolate in tre giornate: a Padova, a Verona, ad Asiago, e si conclusero con l'inaugurazione del nuovo Osservatorio di Cima Ekar, succursale dell'Osservatorio di Padova, e la dedica a Copernico del grande telescopio di 182 cm, il maggiore esistente in Italia e uno dei massimi in Europa.

L'inaugurazione avvenne il 16 giugno del 1973, cui fece seguito nei giorni 17 e 18 giugno una riunione scientifica a Cima Ekar a carattere internazionale.

Nel discorso inaugurale Leonida Rosino ripercorse le tappe della realizzazione del telescopio Copernico. Egli ricordò i contributi dati dal telescopio Galileo, il 122 cm inaugurato nel 1942:

"... trecentocinquanta pubblicazioni scientifiche, spesso e ampiamente citate in Riviste internazionali, testimoniano del lavoro compiuto ..." e dai due telescopi Schmidt:... con questi strumenti sono state scoperte tra l'altro 20 supernove, alcune delle quali di eccezionale interesse, e ne sono state studiate molte altre, portando così un contributo non trascurabile alla conoscenza di tali misteriosi oggetti celesti. Ma i programmi ovviamente non si sono circoscritti al solo studio delle supernove ... basterà qui citare le ricerche sul pianeta Plutone, che hanno destato molto interesse anche all'estero, e la scoperta delle galassie Maffei ..."

Nelle parole di Rosino vi è molta preoccupazione per il proliferare delle luci di Asiago che già allora rendevano sempre più difficili le condizioni di lavoro:

"A differenza di quanto avviene in altri paesi dell'Est e dell'Ovest lo Stato italiano (è una amara constatazione) non protegge gli impianti per cui ha speso centinaia di milioni, e il risultato è che il proliferare di luci, che facilmente potrebbero essere attenuate o schermate, riduce considerevolmente l'efficienza dei nostri maggiori strumenti ..."

Nella progettazione e realizzazione del nuovo strumento, come già ricordato, ebbero un ruolo di primo piano gli esperti tecnici di Asiago, che già erano stati protagonisti nella realizzazione dei due Schmidt.

"Confesso che è stato motivo di non poca soddisfazione per tutti noi l'essere giunti da soli al compimento di un'opera tanto impegnativa, realizzando tra l'altro un'economia di centinaia di milioni, rispetto al costo d'un telescopio di pari potenza progettato e fornito da ditte specializzate", affermò Rosino alla fine del suo discorso, ringraziando quanti, tecnici ed astronomi, avevano reso possibile questa impresa.

Discorso inaugurale del prof. Leonida Rosino (PDF)

IL LAVORO SCIENTIFICO

Il nuovo telescopio venne utilizzato fin dall'inizio sia per la fotografia diretta che per la spettroscopia. La sua lunga focale, di sedici metri, consentì di ottenere fin dalle prime lastre delle immagini a grande scala che permettevano di vedere dettagli di oggetti celesti estesi, come galassie e nebulose, e di risolvere sistemi stellari compatti come gli ammassi globulari.

Lo spettrografo a reticolo a bassa dispersione Boller&Chivens (B&C) fu subito acquistato ed utilizzato gà a partire dal settembre del 1973. Anche la spettroscopia ad alta dispersione rientrava tra i progetti dell'Osservatorio e ben presto fu acquistato uno spettrografo di tipo Echelle REOSC, tuttora uno dei migliori strumenti al 182 cm di Cima Ekar.

In seguito lo spettrografo a bassa risoluzione (oggi al fuoco Cassegrain del telescopio Galileo 122 cm) e la camera furono sostituiti da AFOSC (Asiago Faint Object Spectrograph and Camera), strumento con il quale si possono realizzare immagini oppure operare in modalità spettroscopica.

Le prime osservazioni furono eseguite con emulsione fotografica, sia in fotografia diretta che in spettrografia con l'ausilio di intensificatori di immagini. Il passaggio dalla lastra fotografica a CCD avvenne all'inizio del 1984, ma il primo rivelatore a stato solido montato al telescopio Copernico (spettrografo B&C) fu un RETICON (self scanned photo diode array) che risale al 1978.

Il numero di osservazioni effettuate con il 182 cm con emulsione fotografica è il seguente: